giovedì 19 maggio 2011

"Chiuso per......."

Sarà arrivata una busta, magari mentre sedeva al suo banco aspettando i clienti, magari un capo di stato o uno studente arabo di Gerusalemme est: l'aria calda del deserto e la confusione incollata alle strade, file di turisti diretti alla Città Vecchia per un pellegrinaggio e carretti di melograni che zoppicano verso la Porta di Damasco, per il fruttivendolo arabo.
L'avrà aperta e non avrà creduto ai suoi occhi, anche se in cuor suo sapeva che prima o poi sarebbe successo; magari da quando aveva deciso di studiare negli Stati Uniti e prendersi una laurea, per inseguire l'American Dream. Che per lui aveva un solo nome: Casa.
American Colony Hotel Bookshop
Munther Fahmi ai primi di aprile ha aperto la busta e ha trovato per iscritto la fine del suo Sogno Americano: a seguito del suo lungo periodo trascorso all'estero, il governo israeliano ha deciso di non rinnovargli il permesso di soggiorno permanente sancendo il suo status di straniero in terra straniera, a lui che viene da una famiglia che ha le sue radici a Gerusalemme da sempre.  Ma Munther Fahmi ha di particolare il fatto che insieme a lui chiuderà la leggendaria libreria dell'American Colony Hotel.
Le librerie come quella di Fahmi non si trovano facilmente in questa parte del mondo, forse perché è uno dei posti in cui non si deve entrare dopo una fugace perquisizione dei vigilantes, abituati ad aprire borse e zaini che possano contenere bombe. La libreria di Fahmi è da sempre un punto di passaggio obbligato per lettori alla ricerca di libri tradotti in inglese, magari non propagandati dai distributori locali, e venduti dopo una breve chiacchera riguardo al suo ottimo inglese e alla vita di tutti i giorni in questa parte di mondo.
Il suo destino è probabilmente segnato, il suo biglietto di ritorno già pronto, nonostante gli appelli di Amos Oz e Ian McEwan su Facebook e in giro per la rete.

"Che libro mi consiglia...?"
"Leggi Brecht?.....Quello che ha scritto: Prima di tutti, vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendermi e non c'era rimasto nessuno a protestare.  Un buon incipit per la guida di questa città, no?" (*)



(*) immaginario

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